Il vetro borosilicato è una tecnica usata da qualche anno a murano per la realizzazione di vasetti, collane, pallonicni, palline di natale, perche si presta molto bene alla soffiatura del vetro di Murano.

Partiamo proprio dall’inizio… Qualche (rapido) accenno alla composizione chimica del borosilicato

La lavorazione a lume con vetro borosilicato può considerarsi l’altra grande branca del lume nell’isola di Murano, assieme a quella più diffusa basata sul Vetro Murano. La differenza tra i due tipi di vetro, e quindi tra le due tecniche di lavorazione e tra le due offerte artistiche del prodotto finale, si fonda com’è logico sulla composizione chimica: il Vetro Murano appartiene al gruppo dei sodico-calcici, quello borosilicato – com’è intuibile - al gruppo dei vetri al boro.

Quest’ultima è una tipologia vitrea d’epoca moderna, e venne realizzata in Germania dal chimico Tedesco Otto Schott tra il 1887 e il 1893, anno in cui fu effettivamente brevettato con il nome di Duran.

La sua composizione prevede una cospicua presenza di boro e solo una minima quantità di soda, fatto che, date la funzione di elemento agevolante alla fusione e la parellela natura mobile della soda, conferisce a questo tipo di vetro da una parte una maggior resistenza al calore e dall’altra una maggiore stabilità una volta terminato il processo di lavorazione.

Come veniva utilizzato il borosilicato ieri? E oggi?

Il primo impiego del vetro borosilicato fu dunque nel settore chimico-farmaceutico (provette, cilindri, alambicchi) e in quello alimentare (bicchieri, pentole, biberon), vista la capacità più sviluppata di resistere ad agenti acidi o comunque aggressivi per le superfici. La successiva creazione del marchio statunitense Pirex e l’apertura di fabbriche americane in Francia fecero in modo che dagli anni Venti in poi in questi due Paesi la lavorazione e l’utilizzo di questo materiale divenissero più diffusi e aperti ad esiti sperimentali.

Solo in un secondo tempo il borosilicato iniziò ad essere utilizzato nel settore artistico, e ancora più recentemente, dai primi anni Ottanta, ebbe modo di trovare un proprio spazio all’interno della pratica lavorativa muranese.

Vetro Murano VS Borosilicato: quando il boro è svantaggioso e quando conviene

Tuttora considerato alternativa ricercata e di nicchia nel complesso dei laboratori a lume dell’isola, l’impiego del vetro borosilicato presenta rispetto a quello del vetro sodico-calcico alcuni svantaggi e alcuni punti di forza.

  • Dato il coefficiente di dilatazione marcatamente minore (33 rispetto al 104 del Vetro Murano), il borosilicato necessita di temperature più alte per raggiungere il punto di fusione ed essere dunque nelle condizioni di essere lavorato, fatto che comporta l’uso di bruciatori (in gergo cannelli) più potenti e quindi maggior consumo di gas e ossigeno e costi più elevati.
  • Inoltre, in virtù del più alto punto di fusione, alcuni (pochissimi) elementi come ad esempio l’argento e l’ossido specifico per il colore celeste trasparente risultano incompatibili. Non si può quindi coprire quella specifica gamma cromatica perché gli elementi necessari fonderebbero prima del vetro stesso, rendendo impossibile la corretta amalgama con il materiale base.

A fronte di questi deficit, il vetro borosilicato possiede diverse proprietà positive rispetto al più comune sodico-calcico.

  • Maggior brillantezza
  • Maggior durezza
  • Maggior resistenza alle sollecitazioni

Soprattuto quest’ultima peculiarità consente all’artigiano o all’artista che faccia uso di borosilicato di lanciarsi in evoluzioni estetiche più ardite, contando sulla possibilità di realizzare oggetti di dimensioni più estese e di sperimentare forme più coraggiose.

Particolarmente agevole il collegamento tra vuoti e pieni (come quello, ad esempio, tra bevante e stelo di un calice), condizione che induce i maestri lumisti del borosilicato ad approfondire la tecnica della soffiatura del vetro rispetto a quella del vetro pieno: ecco allora mostrarsi più frequenti opere leggere e sinuose, più inclini alla delicatezza delle forme curve e concave che alla compattezza di corpi massicci.

La saggezza dei Maestri vetrai muranesi

Una duplice possibilità, dunque, quella dei vetri sodico-calcico e borosilicato, un elemento di ricchezza per l’arte vetraria muranese e per la tecnica a lume in particolare.

Ma più che un vero scontro, più che una vera competizione tra due fazioni ecco che alcuni maestri del settore sintetizzano la questione con una tanto semplice quanto efficace massima: “Per ogni progetto estetico ed ogni opera, il giusto tipo di vetro”. E come potremmo dar loro torto?